Potrei paragonare le critiche e le offese sui social al sale: c’è dappertutto nonostante faccia male! Ma io ho la mia missione personale: lo neutralizzerò. Sì, ok, forse è un po’ troppo ambizioso come target, ma è questo l’intento che mi muove. Se anche voi siete di questo pensiero continuate a leggere e fatemi sapere cosa ne pensate.

Detox da Social

Per qualche anno ho deciso di auto esiliarmi per intraprendere un percorso personale detox e depurativo. Basta social, poche uscite mondane selezionate, amicizie ristrette e di qualità, prive di chiacchiericcio riempitivo.

Potrei definirla una sorta di rehab sociale, anche se spesso è stata scambiata per una parentesi misantropica. A tratti lo è stata, non lo nego. D’altronde, di fronte a certe cose, non riuscivo a rimanere imperturbabile, impermeabile o indifferente per colpa o merito della spiccata sensibilità che da sempre mi contraddistingue. Sapete cosa significa esattamente “sensibilità”? È “l’attitudine a risentire gli effetti anche più insignificanti di una condizione affettiva o emotiva“. La definirei una dote, ma diventa un pesante fardello quando attorno si verificano dinamiche discutibili o dalle fattezze più tarocche di una borsa di “Cucci”.

Per questo mi è stato necessario un periodo di pausa per riappropriarmi delle giuste distanze da mantenere nei confronti di persone e realtà che mi soffocavano e che trovavano, ahimè, libero sfogo nelle vetrine social. Dopo anni di astinenza, però, ho deciso che era il momento di fare la mia parte per tentare di rendere anche tali vetrine un luogo più confortevole, dando così il mio piccolo e umile contributo con la scrittura. Scrivere solo per me stessa nella mia fase di riabilitazione social mi dava l’ossigeno di cui avevo bisogno, ma pian piano capivo che tale attitudine avrebbe avuto uno scopo più alto se l’avessi convogliata verso un canale accessibile anche agli altri. Perciò ecco Madame Mangiahaters qui in carne e parole per voi, a provare a scardinare una delle zavorre della specie umana: gli Haters, virtuali e non! O come ho definito recentemente “killer verbali“.

Offese sui social
Credits: Lisa Fotios per Pexels.com

Facebook e Cyberbullismo

Una delle cose che di Facebook non mi mancava per niente durante il mio personalissimo lock-down relazionale, era leggere insulti gratuiti, critiche e offese a commento di post di personaggi noti. Ho riscontrato che la faccenda non solo non è cambiata negli anni della mia assenza, ma ha assunto proporzioni tali da disgustarmi prepotentemente. Sono ancora in troppi quelli che seguono profili social famosi esclusivamente allo scopo di denigrare la persona in oggetto. Scommetto che poi sono pure i primi a ostentare indignazione di fronte a episodi di violenza raccontati dai telegiornali, incuranti della propria condotta deprecabile. Perché alle parole non viene ancora attribuita l’adeguata e reale proprietà lesiva che invece possiedono. Se usate male, infatti, feriscono e possono portare alla morte, come dimostra il numero crescente di suicidi conseguenti al cyberbullismo, di cui si parla ancora troppo poco.

Risposta a un hater

La mia umile domanda retorica resta: seguire una persona che piace è così out? Evidentemente sì, visto che pare decisamente più divertente insultare qualcuno arrogandosi il diritto di massacrarlo verbalmente, soprattutto se famoso, ignorando di compiere atti di vero e proprio cyberbullismo (che è un reato perseguibile penalmente, lo ricordo) .

Presa da una vena moralizzatrice probabilmente amplificata dagli ormoni nevrotici pre-ciclo, ho così deciso di compiere un esperimento, rispondendo al commento infelice di una ragazza a Caterina Balivo. Notare che il post originario della Balivo era questo “siate indipendenti, studiate e sposate chi vi ama“. Nulla di trascendentale o arrogante, ma un mero incoraggiamento all’emancipazione e all’amore autentico. Però, però, però, Caterina Balivo ha una colpa. Anzi, tre. Essere bella. Essere famosa. Essere sposata con un uomo bello e benestante (forse fanno 4 se consideriamo separatamente bello e benestante, eheh, che dite?). E questo no, signore, non è perdonabile. Per questo via ad attaccare giudicando e scandagliando tutte le sfumature nascoste della vita di qualcuno che non si conosce.

Perché sugli altri si può fare ma quando un giudicatore viene giudicato…eh no, guai, soprattutto se nella replica compare il termine “frustrata”, come ho osato fare io.

Offese sui social

L’esperimento ha sortito l’effetto sperato non appena ho evidenziato all’ hater in questione che nemmeno a lei piaceva essere giudicata senza che la conoscessi. Chiaramente dopo questa evidenza  non ha più proferito parola.

Offese sui social…a me

Lo confesso. Anche io sono stata vittima di offese sui social! Nello specifico ho ricevuto un commento negativo a un articolo. Commento che ho scelto sfacciatamente di eliminare perché era solo offensivo, senza alcuna velleità costruttiva. Non voglio che questo spazio che ho costruito con amore, passione e cura possa dare voce a persone che utilizzano i social come bidone della propria spazzatura emotiva. Io non sono disposta a fungere da pattumiera per nessuno, perciò troverete sempre solo commenti educati e moderati.

Ci ero rimasta male a suo tempo? Certo. Perché mi è stato scritto “ma sei stupida?” dopo aver messo tutto il mio impegno per confezionare un post che riabilitasse l’uso della mascherina con l’intento di farcela piacere un po’ di più, dato che siamo costretti ad indossarla. Quel “ma sei stupida?” mi ha rattristata, ma non piegata. Soprattutto dopo aver visto il profilo della persona che mi aveva schernita e posso solo riassumere il tutto così: la gente non è cattiva è solo infelice. Che questa infelicità sia dettata dall’invidia, dalla eccessiva predisposizione alla rivalità o da mille altri motivi poco importa. Andare oltre sempre.

Se anche a voi offese e critiche sui social vi indispongono, condividete questo articolo sui vostri Social e aiutatemi a promuovere il progetto di Madame Mangiahaters e mettete “mi piace” o “segui” sui miei canali Social.

Grazie