Uno dei temi che potrei definire cult nelle conversazioni femminili a sfondo estetico è indubbiamente il complesso della pancetta, capita anche a voi? Che generalmente si accompagna all’argomento “invecchiamento”. Ah, donne. Se non ci fossimo dovrebbero inventarci, siete d’accordo? Dai sorridiamo un po’ su questo tematica in questo post, con il nobile intento di farvi cambiare prospettiva.

STORIA DI VITA VISSUTA

Ricordo come fosse ieri il mio compleanno dei 10 anni. Tra i vari regali che ricevetti ci fu un delizioso completo con una gonnellina plissettata abbinata a una camicetta da annodare in vita in pieno stile “Non è la Rai”. Ero felice da matti. Peccato che la taglia non mi andasse bene, così fui costretta ad un cambio. Mi recai con gli zii che mi fecero quel favoloso completino nel negozio dove lo acquistarono e con estremo dispiacere constatai che non c’era la taglia più grande. Dovetti ripiegare su altro. La mia attenzione si posò su un abitino azzurro aderente con delle spille di fiori sullo scollo. Mi sembrava perfetto. Anche quello, d’altronde, era in pieno stile “Non è la Rai” (non so se si evince quanto amassi “Non è la Rai”). Lo indossai e mi specchiai. Mi sentii subito bellissima.

Uscii dal camerino e la commessa si avvicinò con queste delicate parole: “signorina, forse con questa pancetta non è il vestito più adatto”. Mi disintegrò. Il vestito lo comprai lo stesso, alla faccia della stronza, e lo indossai con vanto tutta l’estate, anche con “quella pancia” che, dopo un paio di anni, persi totalmente acquisendo le forme di una donna. Una commessa del genere in un negozio di abbigliamento per bambini dovrebbe essere radiata dall’albo dei commessi, qualora ci fosse, ma a parte questo, la stronza aveva introdotto già in tempi non sospetti quest’ansia da tartaruga che ritrovo ovunque da sempre e ancora più amplificata in questo periodo.

complesso pancetta
Credits: foto di Kat Jayne per Pexels.com

La frase che più ho sentito al termine del lockdown è stata “ho messo su pancia”. Gente davanti allo specchio che trattiene il fiato immaginandosi che quelle forme restino in via permanente, gente alle prese con diete da fame, che si ammazza di integratori e addominali. La pancetta è il cruccio di molte donne e molto spesso diventa una estenuante lotta in cui la donna ne esce affaticata e perdente.

UN CAMBIO DI PROSPETTIVA

Ora chiedo di rispolverare i vostri studi scolastici. Non serve andare nel dettaglio, voglio a grandi linee rammentarvi solo qualche nozione di estetica classica. Avete mai visto una statua greca che ripropone una figura femminile dall’addominale scolpito e magari con costole belle in evidenza. Parliamo di un periodo storico conosciuto per l’amore per le proporzioni perfette, sottolineo. E noi? Facciamo gli addominali? Paghiamo per stupirci di fronte alla bellezza neoclassica di Paolina Borghese di Canova, nota per le forme accoglienti e morbide e poi cerchiamo di riprodurre la tartarughina sul pancino?

E che dire della femminilità rinascimentale ritratta dagli artisti più celebri e ammirati del mondo? Tipo un certo Da Vinci, un Raffaello, un Botticelli…così per dire. No, noi vogliamo la tartarughina, sudata e scolpita da ore e ore di crunch dolorosissimi. Vogliamo che il nostro addome sia talmente piatto e quadrettato da poterci giocare a scacchi con gli amici (in vacanza, in effetti, è comodo!).

E se invece imparassimo a dire “non ho la pancetta, ho la pancia canoviana” non sarebbe meglio? O se preferite “pancia rinascimentale“. Insomma, trovate voi l’appellativo che più vi si confà e smettete di trattenere il fiato perché la vostra pancetta è una sorta di falso d’autore in chiave contemporanea e nemmeno lo sapete, perciò AMATEVI!

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