Haters virtuali e non, bulli e bulletti e leoni da tastiera hanno un discutibile punto in comune: ferire. Ma quando ferire rende felici significa che esiste un problema. Vuoi sapere il mio punto di vista e farmi sapere la tua opinione? Continua la lettura del post.

GLI HATERS SONO OVUNQUE

Confesso una cosa. Anche io ho una dipendenza e la mia dipendenza si chiama “skincare”. Toglietemi tutto ma non le mie creme. Ho una vera e propria passione che spesso si traduce nella trasformazione della mia persona in un tester vivente. Mi piace provare un po’ di tutto, documentandomi su ingredienti, inci, rapporto qualità-prezzo, benefici, principi attivi, risultati, motivata dal fatto che la pelle sia l’unico abito che mi vestirà fino all’ultimo dei miei giorni. Come qualsiasi appassionato in qualcosa, anche io partecipo a qualche forum specializzato, riscontrando amaramente che pure in gruppi chiusi a tema frivolo e democratico che hanno come unico presupposto e fine quello della condivisione libera e amichevole di informazioni, risiede il seme dell’insulto gratuito.

Stavolta non pubblicherò gli screenshot del forum a cui ho partecipato in maniera piuttosto passiva, ma ti posso assicurare che i toni equivalgono a quelli dei bulletti rissosi che cercano ogni pretesto per fare a botte. La differenza risiede esclusivamente nel fatto che le botte sono virtuali, fatte di parole taglienti che hanno il potere di squarciare il cuore e l’anima, provocando più danni di uno spintone.

Molti sono i punti che accomunano i leoni da tastiera ai bulli che fanno a pugni, solo che i primi, poiché le mani le usano solo per pigiare smartphone e tastiera del PC, si illudono di non appartenere alla schiera dei violenti. Anzi, talvolta sono i primi a rimanere disgustati di fronte ad atti di bullismo fisico, incuranti della propria condotta del tutto analoga e condannabile, pensando che in fin dei conti le parole sono solo parole. Sbagliando.

Le botte feriscono. Le parole pure.

Haters

Ho sempre ritenuto che le offese e i toni aggressivi appartenessero alle persone deboli, ovvero a quelle che hanno bisogno di coprire la voce dell’altro per farsi valere, perché prive di contenuti da esporre. Hai mai visto un avvocato urlare e insultare qualcuno durante un processo per dare lustro alla propria posizione? Un bravo avvocato espone in maniera coerente, preparata e professionale la propria prospettiva argomentandola, ponendo domande, tirando le somme, che saranno pure le sue somme, ma certo per farlo non prende a schiaffi la controparte.

LA RICETTA DI HATERS E BULLI

L’ignoranza, la voglia di aggredire e di trasgredire, il bisogno narcisistico di emergere riconoscendo di non possedere qualità per riuscirvi, la frustrazione, l’invidia, l’infelicità per la propria vita, il disagio psicologico o familiare, il degrado sociale sono gli ingredienti base per la ricetta dell’hater e del bullo perfetto.

A chiunque capita di inciampare in post o posti sgraditi o sgradevoli, non per questo è lecito sentirsi in diritto o in dovere di moralizzare il pianeta. La vita è troppo breve per investire del tempo in cose che non ci piacciono con persone che non ci piacciono, in luoghi che non ci piacciono, perciò perché una persona equilibrata, sana e felice dovrebbe dedicare parte della propria esistenza a danneggiare qualcuno invece che dedicarla a chi lo rende felice? Perché una persona felice dovrebbe volontariamente scegliere di mangiare fango invece che una deliziosa fetta di torta al cioccolato?

Quando accade è evidente che esista un disagio di fondo perché una persona felice cerca felicità non cerca di infliggere dolore, a meno che non abbia assorbito una sorta di equivalenza distorta fra i due concetti. E se anche fosse così, sarebbe ancora più incontrovertibile l’assenza di peso che dovrebbero assumere le offese provenienti da tali persone che hanno assimilato nella propria testa la fusione tra felicità e dolore altrui.

Se c’è qualcosa che non mi piace io passo. Vale per persone, cibo, situazioni e anche post. I minuti che dedicherei per scrivere critiche a qualcuno che non incontra il mio gusto preferisco dedicarli a qualcuno che ha qualcosa da offrirmi e che mi piaccia. Io penso sia ovvio… Ma ovvio non è. Facciamolo diventare ovvio. Cerchiamo ciò che ci rende felici e se ciò che ci rende felici è fare male al prossimo facciamoci aiutare. Quando ferire rende felici c’è un problema. Sempre.

Non fermarti qui. Dai un’occhiata a questo contenuto in cui affronto il tema delle offese sui social, con un interessante esperimento.

Se invece hai bisogno di rifocillare il tuo catalogo di risposte anti-haters, non ti resta che leggere questo post dedicato ad alcune risposte celebri date agli odiatori seriali.

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