La modella Armine Harutyunyan è stata da poco al centro di un infiammata polemica che ruota attorno al tema del body shaming, tanto da trasformarla in un vero e proprio caso mediatico internazionale. Ma perché tanto clamore? Vediamolo assieme in questo post.

Body shaming nella moda

L’industria della moda è da sempre fra i principali responsabili della costruzione di stereotipi estetici irraggiungibili, che hanno la pretesa di codificare una condizione fisica “di perfezione”. In realtà più che di perfezione si tratta di rispondenza a requisiti decisi a tavolino. Requisiti che comunque non convergono verso un codice estetico universale e senza tempo. Ogni epoca, infatti, ha promosso i propri canoni estetici, che spesso si ponevano come rottura rispetto all’epoca precedente e a quella successiva. Questo testimonia quanto la bellezza e la cosiddetta “perfezione” siano più una interpretazione che un dato inconfutabile.

La perfezione, o meglio ciò che viene definita tale dagli addetti ai lavori, incoraggia a una omologazione e a un appiattimento estetico verso il medesimo modello. Ecco che per anni le sfilate di moda sono state dominate dalla stessa tipologia di modelle, che non riuscivamo nemmeno a distinguere le une dalle altre tanto i loro tratti erano simili. Uniformità e ripetizione. Questo è ciò che alla fine è diventata questa fantomatica perfezione. Nulla di originale, unico o irripetibile. Insomma, la “perfezione” ci vuole interscambiabili e identici a un modello su carta.

La moda controcorrente

Poi un giorno arriva qualcuno che ha il coraggio di cambiare tutto questo, venendo però inaspettatamente investito da attacchi di body shaming vigoroso da parte di haters da ogni angolo abitato dall’essere umano, scalfiti da tale decisione poco convenzionale. La “fastidiosa” scelta controcorrente in questione è stata promossa da Gucci, che ha voluto discostarsi da molti suoi competitor optando per essere rappresentato all’ultima sfilata da una modella armena dai tratti decisi e anticonformisti.

Lei si chiama Armine Harutyunyan e ha 23 anni e la sua bellezza è indubbiamente fuori dagli schemi. Certo, può non piacere, ma finalmente viene proposto un modello di donna che non si omologa a quello stereotipo preconfezionato che non rappresenta la maggior parte del mondo femminile reale. Finalmente c’è stato il coraggio di andare contro le regole inflessibili della moda, che solo in alcuni casi ha concesso deroghe ammettendo alcune modelle non canoniche, ma oggi voglio concentrarmi su Armine.

Body shaming: Armine per tutte noi

La modella armena si è ritrovata catapultata al centro di un dibattito che probabilmente nemmeno desiderava. Ha così avuto l’onore di aver dato il via ad un confronto acceso e ormai necessario sul concetto di bellezza alternativa e l’onere di incassare critiche vuote e massacranti da parte di chi non è ancora pronto ad accogliere il cambiamento. La sua risposta alle critiche è stata una grandissima lezione anti-haters:

Credo che le persone siano spaventate da tutto quello che è diverso. A parole è facile essere aperti al nuovo ma poi, quando si trovano davanti a qualcosa che non capiscono, non sanno come reagire, e allora attaccano. Per questo dico non vale la pena di preoccuparsi di loro: hanno solo paura

Gucci si è distinto in termini di scelte inclusive selezionando Ellie Goldstein, con la sindrome di Down, come modella per il suo mascara. Per questa ragione merita di essere menzionato tra quei brand che stanno cercando di incentivare un cambio di direzione verso l’abolizione di un modello estetico predefinito. Il processo della Maison verso un approccio non convenzionale alla bellezza si amplifica attraverso la scelta di altri testimonial particolari e carismatici come la cantautrice Florence Welch e l’attrice e regista Anjelica Huston per il suo profumo Gucci Bloom o Achille Lauro per la collezione uomo.

“Il vero splendore è la nostra singola sofferta diversità” diceva Margaret Mazzantini. Vorrei tanto fosse vero. 

Il body shaming è un tema caldo, che sta regalando una serie di spunti di riflessione attraverso tutti i protagonisti che hanno deciso di metterci faccia, corpo o penna per combattere questa piaga sociale, come ho trattato in questo post.

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