Paragonarsi agli altri è una prassi dilagante e collaudata. Ma quanto fa bene la competizione? E quando l’atteggiamento competitivo diventa dannoso e artefice di frustrazioni che si riversano sugli altri? Io qualche considerazione l’avrei fatta, perciò se volete scrivermi cosa ne pensate, non vi resta che proseguire nella lettura del post.

Ambizione o competizione?

Sono una persona ambiziosa” ormai è diventata una frase talmente popolare da risultare ordinaria e non c’è ambito che non sia intaccato da questa affermazione. Nella società in cui tutti vogliono essere i numeri 1 sembra normale essere ambiziosi. Stride quando si mostra indifferenza alla cosa. Ho notato come il concetto di ambizione venga il più delle volte scambiato per competizione, stravolgendone il senso. Mentre l’ambizione è una gara con sé stessi, la competizione è una gara con gli altri. La differenza è sottile ma sostanziale ed alimenta una fame insaziabile di emergere rispetto al prossimo e spesso i mezzi per raggiungere tale risultato diventano estremamente discutibili.

Ecco perché sempre più frequentemente i social si trasformano in vetrine di svariate tipologie di trofeo che possano dimostrare e mostrare una sorta di status vincente. Che si tratti di essere primo impiegato dell’ultimo ufficio dimenticato da Dio, primo al torneo di burraco all’oratorio o alla corsa campestre di paese, oppure primo alla gara tra miss o mister maglietta bagnata del peggiore bar dell’ultimo paesello del comprensorio, non è importante. L’importante è risultare primi. Anche se del nulla, ma primi. Così da fregiarsi di un titolo che illuda di valere di più del vicino, del collega, dell’amico.

competitività
Credits: Koolshooters per Pexels.com

Talvolta, per ottenere l’agognata coccarda di numeri 1, si usano anche i figli, che vivono da inconsapevoli protagonisti di una gara continua con i figli altrui. “Il mio sa fare questo”, “il mio è più alto”, “il mio è il migliore della classe” sono solo alcune frasi che giorno dopo giorno trasferiscono alle nuove generazioni la cultura della competizione assidua come unica possibile via per l’affermazione di sé. Si è in quanto si vince. Senza appello. L’innocenza e la spensieratezza di poter scoprire con i propri tempi il mondo diventa una condizione vietata. Bisogna imparare prima e più in fretta degli altri, altrimenti si perde “la gara” e non sia mai.

IL BISOGNO DI EMERGERE

In questa mentalità largamente diffusa soprattutto in Occidente il semplice affermare “io faccio meditazione”, “io pratico yoga”, “io faccio giardinaggio”, “io passeggio all’aria aperta”, “io faccio ricamo”, “io disegno” sembra essere una dichiarazione di inettitudine e mediocrità pari al vegetare in divano con una birra in mano. Risulta una certificazione di resa nella battaglia per primeggiare e, infatti, è proprio così. Perché ad alcuni, di primeggiare, non frega proprio niente, non reputandolo un target funzionale alla propria esistenza.

Il bisogno ossessivo di emergere rispetto a qualcun altro nell’illusione di differenziarsi trasforma, al contrario, in un riassunto di omologazione. Non diventa straordinario uscire vincenti da una competizione, diventa ordinario. Straordinario, eccellente, fuori dalla norma sono espressioni che connotano altre vittorie. Non vittorie su colleghi, compagni di corso, conoscenti o altro, ma vittorie sulla vita. Esempi di persone di questo tipo ce ne sono molti e poco ricordati. Esempi che non hanno avuto come scopo quello di essere migliori di qualcuno, ma migliori di sé stessi, impegnandosi ogni giorno nel tentativo di riuscirci, promuovendo piccole o grandi battaglie, senza mai farsi intaccare dall’invidia verso chi ha di più.

Ognuno di voi, leggendo queste parole, ha in mente dei modelli virtuosi che corrispondono alla descrizione. Io non vi voglio influenzare, sebbene qualche esempio lo voglia trattare in questo blog. Quando sarete magnetizzate dal seducente richiamo del confronto con gli altri, estraete dal vostro hard-disk mentale questo post. State alla larga dalla competizione e siate solo in gara coi voi stesse. Non cadete nell’inganno di confondere l’ambizione con la rivalità.

Siate meglio di ciò che eravate ieri, non di qualcun altro. E tenete a bada quel tipo di persone che manifesta rivalità anche con i nani da giardino in terracotta (se vuoi conoscere gli altri tipi di persone da evitare ti consiglio di leggere questo post).

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